Il Potere del dialogo Psicologico

Il Potere del dialogo Psicologico

Il dialogo Psicologico come mezzo per uscire dagli schemi personali disadattivi

Molto spesso sentiamo l’esigenza di voler, dover cambiare qualcosa, un qualcosa che ci fa stare male. Abitudini? Pensieri? Modi di fare o affrontare qualcosa? Molto spesso sentiamo una sofferenza ma non capiamo bene da dove essa nasca, di cosa si tratti. Qual è l’ostacolo? Dove si nasconde il problema? Com’è possibile non capire? Spessissimo la risposta è davanti ai nostri occhi in modo assai semplice, il problema è in noi stessi o meglio, il problema si nasconde nei nostri schemi mentali, quegli schemi che il nostro cervello ci ripropone quotidianamente, quegli schemi appresi nel tempo attraverso esperienze ed emozioni e che in modo automatico ci condizionano nell’agire. Sempre molto spesso l’attuazione di questi schemi, inconsapevolmente, ci porta ad un malessere che solo attraverso il dialogo con un professionista può essere scardinato. L’individuazione degli schemi disadattivi, infatti, è il primo passo verso il cambiamento.
Vediamo meglio da cosa hanno origine gli schemi disadattivi. All’origine del disturbo vi è una visione del mondo poco ancorata alla realtà, la quale genera pensieri che influenzano in modo negativo l’umore e il comportamento.
Il dialogo psicologico aiuta le persone ad identificare questi pensieri, pensieri talvolta angoscianti, e a valutare quanto essi siano realistici.
Grazie al dialogo psicologico, è possibile mettere in luce le interpretazioni errate e proporre delle alternative – ossia, delle spiegazioni più plausibili di certi eventi – si produce così una diminuzione quasi immediata dei “sintomi”.
Una valutazione realistica delle situazioni e la conseguente modificazione del modo di pensare, producono un miglioramento dell’umore e del comportamento.

Le varie interazioni con il mondo e con le altre persone ci portano a maturare alcuni convincimenti attraverso l’apprendimento – credenze – che possono variare nella loro esattezza e funzionalità. Attraverso il dialogo e l’attuazione di una terapia strutturata, direttiva, di breve durata e soprattutto orientata al presente, le credenze disfunzionali possono essere “disimparate” e possono essere apprese e sviluppate nuove credenze più realistiche e funzionali.
Benefici duraturi si ottengono con la modificazione delle credenze disfunzionali sottostanti ma questo è possibile solo attraverso l’addestramento a nuove abilità cognitive utilizzando delle tecniche ben strutturate.
Il supporto del professionista è orientato in primis alla conoscenza dei problemi del cliente e alla costruzione della relazione terapeutica, sempre necessaria per il raggiungimento dell’obiettivo finale. Questa prima fase è volta, inoltre, alla valutazione dello stato emotivo, alla ricostruzione delle esperienze salienti della vita e alla chiara definizione dei problemi attuali e degli obiettivi da raggiungere.
Una volta chiarita la situazione, lo psicologo delineerà un progetto terapeutico. Utilizzando il dialogo e proponendo appunto strategie e tecniche volte al raggiungimento di obiettivi concreti (utili e connessi con i problemi esplicitati dal cliente e coerenti con le sue aspettative) si inizierà il percorso che porterà allo scardinamento di questi pensieri disadattivi.
L’intervento psicologico sarà orientato a modificare, quindi, comportamenti, emozioni e cognizioni non funzionali attraverso, come già detto, l’utilizzo del dialogo e l’esplicitazione di alcuni esercizi. Molto spesso non si tratta di suggerimenti ma di veri e propri compiti (problem-solving, decision-making, esperimenti comportamentali, monitoraggio e programmazione delle attività, diario giornaliero, distrazione e rifocalizzazione, tecniche di rilassamento, coping cards, ) che se costantemente praticati possono tranquillamente rieducare i nostri pensieri e tirarci fuori da sofferenze, nella maggior parte dei casi, inutili.

Dott.ssa Manuela Agostini
Psicologa Clinica e di Comunità